Probabilmente, vi sarà capitato di leggere o sentire parlare della trasformazione della struttura familiare e del modello educativo nel corso del tempo. In particolare, di come nell’ultimo secolo si sia passati dalla famiglia patriarcale alla cosiddetta famiglia nucleare.
La percezione di questo fenomeno è comunque ampiamente condivisa e di questa consapevolezza troviamo comunemente conferma nei classici discorsi del nonno sul tema: “Quando ero piccolo io certe cose me le sognavo!”
In breve, si sta descrivendo un fenomeno sociale per cui il modello di famiglia patriarcale, una famiglia allargata, in cui convivevano più generazioni e più nuclei familiari sotto uno stesso tetto, caratterizzata da una organizzazione gerarchica e autoritaristica, in cui l’individuo era in qualche modo subordinato alla sfera economica e sociale ed era visto in funzione della collettività, è stato sostituito dal modello della moderna famiglia nucleare, composta dal nucleo ristretto genitori-figli, caratterizzata da un sistema di gestione paritario e di responsabilità condivisa, funzionale soprattutto alla realizzazione e al benessere dei suoi stessi membri.
Questo dato di fatto, generato da una serie di cambiamenti economici e sociali avvenuti nel secolo scorso, spesso porta le persone a contrapporre i due modelli educativi, dividendosi tra nostalgici e progressisti e il tono a volte acceso di alcuni confronti che spesso esplodono sul web, magari in occasione di particolari notizie di cronaca legate al mondo dell’infanzia o dell’adolescenza, danno la misura della difficoltà di orientarsi e trovare un equilibrio tra due estremi.
Inevitabilmente i cambiamenti economici e sociali producono delle trasformazioni nella struttura familiare.
Tuttavia, proprio per il relativismo e la molteplicità di modelli ed orientamenti a cui la moderna società ci espone, i genitori cristiani, possono sentire il bisogno di trovare delle linee guida che li aiutino a fare chiarezza sul senso del loro ruolo e della loro missione.
Una prima riflessione su questo argomento potrebbe partire dalla definizione della funzione della famiglia, in particolare rispetto ai figli.
Credo che si possa affermare che la famiglia ha un doppio ruolo: di raccordo e di filtro tra l’individuo e la società.Questo vuol dire che il genitore ha una doppia responsabilità: da un lato di promozione dell’inserimento nel contesto sociale, dall’altro di protezione rispetto al mondo esterno. Tenere presente questo doppio livello di lettura può aiutare il genitore sia nell’azione immediata, sia nella riflessione e progettazione a lungo termine della propria strategia educativa. Ad esempio, sul lungo termine. La nostra guida è costituita dalla consapevolezza che alla nascita la funzione di protezione sarà largamente preponderante rispetto a quella di socializzazione e che pian piano, con la crescita del figlio la predominanza si capovolgerà a favore della seconda.
Nell’immediato può essere di aiuto domandarsi se quello che stiamo facendo risponde all’una o all’altra funzione: in qualità di genitori cristiani, stiamo compiendo un’azione educativa, dando una punizione, un permesso, una gratificazione per proteggere nostro figlio o per aiutarlo nella crescita della sua autonomia? Questa protezione o questa responsabilizzazione è adeguata all’età e alla maturità psicologica di nostro figlio? Risponde ad un suo bisogno o ad una nostra difficoltà o aspettativa nei suoi confronti? Rispetto all’obiettivo è l’azione più adeguata? Rispondere a queste domande può non essere semplice ma l’esplicitazione dell’obiettivo e la verifica della adeguatezza, al momento e al bisogno, ci aiuteranno anche ad attuare la strategia più adatta.
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