Samuele era un bambino grandemente desiderato dai genitori. Sua madre Anna, non riusciva ad avere figli, e ciò la metteva in competizione con l’altra moglie di suo marito, Peninna, dalla quale subiva anche lo scherno e la derisione. Tuttavia Anna era una donna di grande fede, e chiese in preghiera a Dio di concederle di avere un figlio, con lacrime e suppliche. Fece anche un voto: se Dio avesse ascoltato la sua preghiera, lei avrebbe consacrato il piccolo al Signore. Queste preghiere furono fatte in presenza del Sommo Sacerdote Eli, il quale, forse non essendo abituato a vedere preghiere sincere, la scambiò per una donna ubriaca.
Dio ascolta
Dio ascoltò la preghiera di Anna, la quale rimase incinta del piccolo Samuele. Quando il bambino fu svezzato, probabilmente intorno ai quattro anni, Anna lo portò nel tabernacolo e fu posto al servizio di Dio, sotto lo sguardo del Sommo Sacerdote Eli e dei suoi figli, i quali non avevano una condotta retta, frodavano sulle offerte ed erano insensibili ai richiami del padre. Eli, pur richiamando all’ordine i figli, non era autorevole, in quanto anche lui era debole nel servizio e nella consacrazione.
Per Anna non fu un problema offrire a Dio il dono meraviglioso che aveva ricevuto, non fu un problema neanche il fatto che i sacerdoti non avessero una bella nomea, la sua fede in Dio era superiore a tutte le perplessità, ed ella sapeva che Dio avrebbe guardato, custodito ed usato Samuele per la sua gloria. Dio ci aiuti ad essere imitatori di Anna che, senza esitazioni, porta suo figlio nella casa di Dio e lo consacra a lui. Anna sapeva che Samuele era un dono di Dio, e sapeva anche che tutti i doni che Dio ci fa, appartengono a lui, ed Egli ci consente di amministrarli per la sua gloria e per l’avanzamento della sua opera. Inoltre, l’esempio di Anna ci dice ancora oggi, quanto sia importante testimoniare di Cristo ai nostri figli, mentre sono ancora bambini.
Il servizio del piccolo Samuele
Samuele indossava l’efod, una veste che abitualmente era un simbolo per i figli del sacerdote, servendo con fedeltà Dio e i sacerdoti. “Intanto il piccolo Samuele continuava a crescere ed era gradito sia al Signore che agli uomini” (I Samuele 2:26).
Una sera particolare, nella quale la lampada di Dio nel tabernacolo non era ancora spenta (I Samuele 3:3), avvenne qualcosa di molto importante. Il fatto stesso che la Scrittura ci riporta che la lampada non era ancora spenta, non ci informa solo che c’era ancora un po’ di luce ma ci dice che, malgrado i sacerdoti non si comportassero nel migliore dei modi, Dio non aveva abbandonato quel posto, e quella luce poteva tornare a splendere ed illuminare i cuori.
Eli ormai era diventato anziano, la vista si era indebolita, quella sera era coricato nel posto nel quale era solito mettersi. Anche Samuele andò a coricarsi ma, proprio mentre era a letto, avvenne che Dio lo chiamò per nome: “Samuele, Samuele”. Lui, convinto si trattasse di Eli, corse dal sacerdote per chiedere cosa gli occorresse. Eli disse di non essere stato lui a chiamarlo. La stessa circostanza si verificò per altre due volte e, soltanto la terza Eli ebbe l’intuizione del fatto che, a chiamare Samuele, in realtà fosse Dio. Così disse a Samuele: “Quando sentirai di nuovo la voce che ti chiama, rispondi “Parla Signore, perché il tuo servo ascolta” (I Samuele 3:9).
Samuele fece così e, quella sera, ebbe il privilegio di iniziare un dialogo intimo con Dio che trasformò la sua esistenza, facendolo diventare un giudice ed un profeta in Israele. Dio gli disse parole molto dure di condanna nei riguardi di Eli e dei suoi figli, ma egli le riportò fedelmente ad Eli, il quale, più che ravveduto, sembrò essere rassegnato. Samuele eseguì fedelmente tutte le indicazioni che Dio gli diede, senza cambiare nemmeno una virgola.
Una genuina fedeltà
Della storia del piccolo Samuele ci colpisce la sua semplice e genuina fedeltà nel servizio a Dio, senza scoraggiarsi se intorno a lui non tutti avevano gli stessi sentimenti. Immagino il piccolo Samuele che semplicemente indossava l’efod e serviva nel tabernacolo, benedicendo Dio e facendo del bene a tutti. Il giorno nel quale Dio gli parlò, il suo cuore era pronto ad ascoltare ciò che Egli voleva comunicargli e, non esitò a farsi ambasciatore di Dio.
Dio ci incoraggia a prendere esempio da Samuele, dalla sua genuina consacrazione a Dio, dal fatto che non criticò e non giudicò i sacerdoti corrotti, ma in fedeltà si mise al loro servizio, sia nelle funzioni sacerdotali, sia nel rivelare le profezie di Dio che li riguardavano.
Questa fedeltà, appresa nei primi anni di vita, caratterizzerà l’intera esistenza di Samuele e il suo intero ministero.
Il nostro navigatore
Anche noi oggi siamo chiamati ad ascoltare fedelmente tutto ciò che Dio ci dice attraverso la sua Parola (La Sacra Bibbia), a nutrire gli stessi sentimenti che caratterizzarono Samuele, Davide, gli apostoli e tanti personaggi della Bibbia, i quali erano uomini come noi, sottoposti alle nostre stesse debolezze ma, confidando in Dio ed ascoltando fedelmente le sue parole, videro miracoli, guarigioni, vittorie, conquiste. La sua Parola è come una bussola, una mappa geografica, o per dirla in termini moderni, come un navigatore satellitare, che ci consente in ogni circostanza della nostra vita di imboccare la strada giusta, quella che ci condurrà in un cammino di vittorie e, un giorno, ci condurrà alla sua presenza nei cieli.
Insieme al piccolo Samuele, vogliamo dire ogni giorno: “Signore parla, perché il tuo servo ascolta!” (I Samuele 3:10).
Sergio Cristofori
Immagini tratte da www.freebibleimages.org – Autore: Jim Padgett
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