“Io non ti prego che tu li tolga dal mondo ma che tu li preservi dal maligno” (Giovanni 17:15).

Di fronte ad eventi  luttuosi come guerre, carestie, attentati o epidemie, ogni adulto che abbia in qualche modo a che fare con l’educazione di bambini e bambine si può chiedere come sia meglio agire nei loro confronti. Nascondere la crudezza della realtà per proteggerli o lasciare che la vedano così com’è?

Partiamo dal presupposto che tenere all’oscuro i bambini da ciò che accade nel mondo, in una società come la nostra, in cui le informazioni ci bombardano in maniera continua da ogni lato, è praticamente impossibile.

Inoltre, sappiamo che nel mondo dei media ogni notizia, la maggior parte delle volte, viene trasmessa non in maniera obiettiva e imparziale a scopo informativo, ma con toni sensazionalistici e abbondanza di particolari scabrosi, allo scopo di suscitare sentimenti forti negli ascoltatori, per interessi economici o ideologici. Ci si può chiedere, pertanto, quale sia il modo giusto per affrontare temi così delicati con bambini, ragazzi e ragazze anche molto giovani.

Considerazioni generali

Anzitutto, valutiamo il contesto, ossia l’età, la maturità, gli interessi e il carattere dei bambini per capire come affrontare l’argomento, ma è importante anche conoscere il tipo di informazione di partenza di cui essi dispongono e come sono giunti  ad acquisirla, se ne hanno sentito parlare a scuola, ad esempio, dai compagni o su un social.

Partire da un loro interesse è senz’altro preferibile al fare scendere una informazione non richiesta e non sollecitata dall’alto, magari come un noioso soliloquio.

Se, invece, riteniamo che un argomento sia importante, proviamo ad introdurlo in maniera da renderlo fruibile ed interessante, magari utilizzando un film o anche un cartone animato o un documentario che rappresenti i fatti in maniera semplice e vicina alla loro realtà.

Importantissimo, infine, è partire sempre dall’ascolto di ciò che essi sanno e pensano sull’argomento, così da poterli coinvolgere in maniera attiva.

Ciò detto, credo che come adulti dovremmo porci almeno questi tre obiettivi:

  • Servire da filtro.
  • Promuovere lo sviluppo nei bambini e nei ragazzi di un metodo critico di interpretazione delle informazioni e della realtà.
  • Abituarli ad utilizzare in maniera positiva e propositiva l’acquisizione delle informazioni

1. Servire da filtro

Domandiamoci, preliminarmente, cosa dire o mostrare e in che modo, cercando di informare sui fatti ma anche sensibilizzare sull’aspetto umano di ogni problema, in connessione con il mondo personale dei bambini che abbiamo di fronte. I dati statistici sulla fame nel mondo, ad esempio, sono senz’altro importantissimi per una conoscenza oggettiva, ma non tanto coinvolgenti quanto il racconto diretto di testimoni o magari dei volontari di una missione umanitaria.

Nello stesso tempo, in base all’età e alla sensibilità del singolo, selezioniamo le immagini e i particolari che potrebbero impressionare in maniera eccessiva senza nulla togliere alla veridicità dei fatti.    

2. Sviluppo di una metodologia critica di lettura della realtà

Prima di tutto, riflettiamo su come noi recepiamo le notizie. Se ascoltando i resoconti di disastri e tragedie in un notiziario i nostri commenti  sono solitamente ispirati al disfattismo, al cinismo o alla critica o al pregiudizio, questa modalità passerà ai bambini e ai ragazzi molto più di ogni discorso educativo formale successivo.

Oltre a dare la nostra opinione sui fatti aiutiamoli a farsi una loro idea, mostrando sempre i diversi punti di vista. Gli stessi fatti possono essere letti in maniera totalmente diversa da diverse persone per i più diversi motivi.

Evidenziamo il problema dell’attendibilità delle fonti. Non tutte, infatti, sono ugualmente accurate ed obiettive ed è importante che i bambini imparino ad orientarsi e a verificare l’affidabilità di ogni affermazione. Potrebbe essere utile per loro, ad esempio, vedere gli adulti che, di fronte ad una notizia, vanno alla ricerca di diverse fonti per verificarla, imparando a riconoscere quelle più autorevoli e accreditate. Incoraggiamoli anche a interrogarsi sull’origine dei problemi, sulle cause storiche, sociali ed economiche. Questo approccio aiuta a dare un senso alla realtà e a comprenderla meglio.

3. Utilizzare in positivo le informazioni

Analizzare un problema per comprenderne la genesi e la complessità strutturale porterà automaticamente a parlare di possibili soluzioni. Questo è molto importante per trasmettere un senso di fiducia e di coraggio nei più giovani ed insegnare loro a non abbattersi di fronte alla negatività.

Può sembrare complicato, ma per ogni catastrofe, guerra o calamità, esiste sempre qualcosa che anche un bambino o una bambina possono fare concretamente per dare il loro piccolo contributo.

Che si tratti di una visita ad un ammalato o ad un anziano, di una piccola donazione ad una associazione, una adozione a distanza, o la partecipazione ad eventi informativi, formativi o di sostegno al quartiere in cui si vive, la possibilità di agire concretamente aiuterà a dare senso positivo alle informazioni ricevute.

In conclusione

Sapere riconoscere le informazioni vere e le fonti attendibili, farsi un’opinione propria tenendo conto della complessità della realtà e della necessità del confronto con gli altri, sviluppare delle strategie concrete in risposta ai problemi, aiuterà bambine e bambini a confrontarsi con i problemi del mondo in maniera empatica, responsabile ed emotivamente equilibrata.

Ricordiamoci che come adulti, abbiamo la responsabilità di aiutare i bambini a crescere in un mondo pieno di sfide e difficoltà. Concludo citando Giosuè 1:9 che incoraggia ad essere forti e coraggiosi, a non avere paura, a non lasciarci intimidire. Impegniamoci a trasmettere questo messaggio ai bambini, a essere presenti per loro e a sostenerli, in modo che possano affrontare le sfide con fiducia e sicurezza.

“Sii forte e coraggioso; non ti spaventare e non ti sgomentare, perché il SIGNORE, il tuo Dio, sarà con te dovunque andrai” (Giosuè 1:9).

Emanuela Farinelli

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