Chi vi parla è un bambino tornato dall’isola che non c’è. Un bambino nostalgico di cose che non ha mai fatto.
Mi chiamo Manuel, ho ventisei anni e a breve ne farò ventisette. Mi trovo solo in una casa, troppo grande e troppo fredda per un solo cuore, una sola storia; sono seduto sulla mia scrivania e scrivo. Come avete notato, sono un ragazzo malinconico, ma questo è dovuto in gran parte dalla mia infanzia.
Sono figlio unico, sono stato cresciuto da due genitori che con tutte le loro debolezze mi hanno amato, ci hanno provato e ci provano, perché in fin dei conti amare non riesce a nessuno, ci proviamo.
La mia storia descrive l’infanzia, l’immaginazione, il dolore, le ingiustizie, i talenti, le delusioni. Non avevo deciso di parlare di questo, e pure le mie dita vanno da sole, guidate dal battito del mio cuore e da sospiri di un’anima sollevata man mano che le lettere compaiono in questo foglio bianco.
I miei genitori…
Chi sono i miei genitori? Due bambini con dei vestiti da adulti. La loro infanzia è stata solo il centro di una macchia che ha continuato a espandersi portandosi dietro ogni speranza. Troppo piccoli per portare la responsabilità della sofferenza. Se dovessi raccontare la loro vita, non basterebbe un libro. Ma sono stati due bambini non amati di cuore. Due bambini forse neanche voluti veramente. Hanno avuto esempi sbagliati, ignobili e a volte crudeli e hanno pagato sulla loro pelle la malvagità.
Chi ha sofferto farà soffrire, a meno che…Dio.
Sono figlio di due bambini. Due bambini che non hanno superato dolori, che vanno ancora dietro il letto con le gambe strette al petto, durante una tempesta, per piangere.
In qualche modo, nelle loro sofferenze e nelle loro ferite, si sono trovati, ma ancora oggi, i miei genitori, hanno le ginocchia sbucciate, il naso colante e le scarpe slacciate.
Però li amo.
Ho voluto accennare la storia dei miei genitori, perché sono l’esempio perfetto che ci aiuta a riconoscere la vitale,e sottolineo vitale importanza dell’infanzia.
Un bambino ha bisogno d’amore puro, che non è perfetto ma semplicemente sincero. Ha bisogno di due genitori, un maschio e una femmina, di un padre che ama la madre, di una madre che ama il padre. Di una casa calda e pacifica. Ha bisogno di crescere giocando e vedendo la parola di Dio. Si, vedendo e non sentendo solamente. Perché chi vi parla è un bambino che ha sentito, ma non ha visto. E secondo voi cosa mi ha segnato di più? L’ascoltare o il vedere?
“Padri, non irritate i vostri figli, affinchè non si scoraggino.” Colossesi 3:21.
Perché un figlio è irritato? Perché si scoraggia? L’irritazione di cui si parla non è un’irritazione dovuta ad un ammonimento o un rimprovero, ma un’irritazione dovuta dall’incoerenza. Padri, madri, siate coerenti. Fate quello che dite, siate quello che insegnate. Noi vi osserviamo come esempi profondi e toccanti. Voi fate parte di noi.
Date amore e dimostrate amore. Un bambino può sembrare un batuffolo curioso con i capelli spettinati, la maglietta sempre sporca, le dita colorate e che il suo unico scopo è quello di giocare in salone. Vi vede, vi osserva, e nel suo cuore, quando litigate e alzate la voce, si creano strappi, di una profondità che solo Dio, un giorno, potrà guarire. Quando vi vede invece coccolarvi, baciarvi, il cuore sembra una giostra impazzita, fuochi d’artificio e calore. Una gioia che lo legherà per sempre ad amarvi.
Scegliete…
I vostri figli vi osservano. Sono piccoli alberi, e voi avete il dovere e l’onore di amarli. Non siate cacciaviti che con violenza rovinano quel legno lasciando segni indelebili, ma siate piuttosto giardinieri amorevoli e saggi.
Se dovete litigare, se proprio non ne potete fare a meno, non urlate, chiudetevi in una stanza e discutete. Non sapete quanto può essere sottile l’udito di un bambino.
Padre, quando sei solo con tuo figlio, lui ti osserva, sii d’esempio nella purezza.
Temete Dio, noi vogliamo respirare il Timore di Dio! Noi vogliamo Temere Dio, insegnateci a temere Dio, fateci vedere come si fa! Abbiamo bisogno di voi, da soli non possiamo farcela. Gli anni passano troppo velocemente.

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Manuel Terribile

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