Esiste in tutti i genitori un meccanismo psicologico di cui si parla poco, almeno in riferimento a noi stessi. Mi riferisco al fatto che ogni persona, nel momento in cui si sposa, ha in mente una rappresentazione molto vivida dei propri futuri figli.
Sto parlando di un’immagine visiva vera e propria che spesso ci costruiamo del bambino che deve nascere, del sesso, del suo aspetto fisico, del suo carattere e del nostro modo di interagire con lui.
Questa immagine, piena di aspettative e ansie, frutto delle nostre proiezioni, può condizionarci in maniera inconsapevole nel rapporto con i figli in carne ed ossa. Se questo vi sembra un concetto un po’ astratto, provate a riflettere sulla vostra storia.
Quasi certamente vi sarà capitato di percepire nei vostri genitori una delusione verso di voi magari perché non avete voluto fare lo sport o un certo tipo di lavoro o qualsiasi scelta che a loro piaceva. Di solito, a quel punto, si sentivano frasi tipo: “Sei uguale a…” citando un qualche personaggio con cui non andavano d’accordo.
Alcuni di fronte a tali aspettative si sono adeguati, magari inconsapevolmente, comportandosi come ci si aspettava da loro, altri hanno reagito con fastidio ed oppositività. Se prendete un po’ di tempo per riflettere e ricordare, sicuramente potrete ricostruire il ritratto del bambino ideale che i vostri genitori cercavano di realizzare in voi e di come ne siete stati condizionati. Riflettere su questo può aiutare a generare un collegamento con quello che vivete oggi con i vostri figli.
Forse, anche voi, state cercando di fare coincidere vostro figlio con l’immagine ideale che vi eravate costruiti. Ricordiamo allora che Dio ci conosce meglio di quanto noi non potremmo mai fare. Lui dona i figli giusti per noi. Non obbligatoriamente quelli più facili da amare e gestire; probabilmente, proprio quelli che, richiedendo maggiore impegno, nelle difficoltà, inducono a rimetterci in discussione e in definitiva a crescere.
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