Da bambino avevo paura del buio e non è stato facile uscirne. Ricordo quando mia madre spegneva la luce, lasciandomi solo nella stanza. La paura cresceva in me incontrollata, facendomi sudare freddo.
Sviluppai alcune strategie, come: nascondermi completamente sotto le coperte immaginando di trovarmi in un rifugio sicuro o stringere forte il mio orsacchiotto, rassicurandolo che tutto andava bene. Piano piano, crescendo, come accade nella quasi totalità delle volte, imparai a conoscere il buio, a controllare i miei pensieri e comprendere che in una stanza buia non poteva accadere nulla. Con il tempo, compresi che proprio la presenza del buio poteva addirittura favorire il mio sonno.
Questo disturbo fobico conosciuto come nictofobia, è molto diffuso tra i bambini e vede il suo esordio collocandosi specialmente tra i 3 ed i 5 anni di età. Questa condizione s’innesca particolarmente nella fase notturna, dovuta soprattutto dal distacco dalle figure genitoriali, nel passaggio tra la veglia e il sonno.
Qualche consiglio
I consigli che gli esperti dispensano di fronte ad un bambino spaventato dall’oscurità, comprendono il dialogo, dando al piccolo la possibilità di esprimere apertamente la sua angoscia, senza minimizzarla o tantomeno deriderla. Non ha senso allontanarsi dal bambino dicendogli che non deve avere paura, perché è da deboli. La condizione che vive verrà amplificata, aggiungendo alla paura un senso di inadeguatezza e frustrazione a fronte di un problema che non riesce a comprendere, quindi a risolvere.
Anche se quasi sempre irrazionali, le paure nell’infanzia hanno spesso un collegamento con una realtà vissuta o percepita. La paura dei ladri, del terremoto, della guerra improvvisa, dell’abbandono e di ogni altra cosa che le tenebre possano nascondere alla vista. Un bambino che vive questa condizione, svilupperà delle strategie, come ritardare l’appuntamento con il letto, prolungare la presenza dell’adulto vicino a lui, guardare ripetutamente sotto il giaciglio, controllando che non ci sia nessuno.
Accompagnare il piccolo in camera, circondandolo di serenità, realizzando sera dopo sera una routine composta da azioni rassicuranti, come la lettura di un racconto quieto ed una preghiera, sono azioni di grande aiuto. Una piccola luce notturna può rasserenare il bambino permettendogli di verificare che nella stanza è tutto sotto controllo.
È fondamentale che il bambino, prima di andare a dormire, non ascolti discorsi fobici dagli adulti. Alimentare la sua mente con notizie terrificanti annunciate ripetutamente dai notiziari, come guerre, terrorismo, assassini efferati descritti con sempre più dovizia di particolari, non è il clima adatto per predisporre il piccolo ad un sonno tranquillo.
Da evitare frasi minacciose come: “Se non la smetti di fare i capricci ti chiudo in una stanza buia!” Oppure: “Se non dormi chiamo la strega”. Va inoltre evitata da parte del bambino la visione di film horror o scene particolarmente violente, perché queste immagini predispongono ad incubi notturni, sogni oppressivi ed un sonno agitato.
L’arrivo dei mostri
Mentre scrivo questo articolo, guardo il calendario e constato che a breve ricorrerà Halloween. Ogni anno, quando questa ricorrenza s’avvicina, mi prende un crampo allo stomaco. Lo scenario che si stabilisce in questo periodo è il gusto per l’orrore.
Noti psicoterapeuti esprimono valutazioni tranquillizzanti, stabilendo che la cosiddetta “notte stregata” fa bene ai bambini perché li aiuta ad esorcizzare le loro paure. In definitiva, attraverso il gioco della finzione macabra, anche le fantasie più lugubri possono essere affrontate e superate.
Con il rispetto dovuto, dissento da questa linea educativa. Confermo che la paura deve essere affrontata e superata e le attività ludiche sono un ponte straordinario per affrontare qualsiasi conflitto. Tuttavia, ho ancora nelle orecchie la voce di un bambino di quattro anni che, in una scuola primaria, durante un evento di animazione che realizzammo prima della mia esperienza cristiana, dove inserimmo una strega per “esorcizzare” la paura dei bambini, il piccolo s’avvicinò e mi disse: “Antonio manda via quella strega”,“Perché?” domandai. Il bambino rispose: “Perché la paura fa paura!” Quanta saggezza in questa frase. Come si può combattere la paura con la paura? Come si può superare la paura del buio rimanendo al buio? Ribadisco l’utilità di smitizzare ogni elemento che generi timore, anche attraverso il gioco e l’interpretazione di ruoli ludici, ma c’è modo e modo.
Nel giorno della paura
Sono un educatore cristiano e incoraggio a considerare l’aiuto di Dio nel ruolo genitoriale. Nella Bibbia il tema della paura è ricorrente e trovo di grande conforto una frase di Davide che nel Salmo 56:3 afferma: “Nel giorno della paura, io confido in te”.
Doniamo ai bambini questa preziosa risorsa, che li aiuterà ad affrontare qualsiasi genere di assenza di luce nel percorso di vita che dovranno affrontare.
Antonio Amico
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